Accudire un bambino non significa solo nutrirlo: la figura del padre è fondamentale nello sviluppo emotivo del neonato ed esistono alcune buone pratiche per favorirlo.
Nel terzo approfondimento sul ruolo paterno vogliamo sfatare il mito secondo cui sia prerogativa esclusiva della madre prendersi cura dei bisogni primari del neonato.
Il papà è una “base sicura”
Sappiamo bene come ci siano alcune funzioni per le quali la mamma sia indispensabile. Un esempio su tutti è l’allattamento al seno, non a caso uno dei momenti in cui i padri possono soffrire maggiormente la distanza dalla compagna e dal figlio.
Ma sebbene i principali studi sullo sviluppo infantile si siano in passato focalizzati sulla madre quale figura di riferimento o attaccamento primaria, è ormai assodato che per figura di attaccamento sia possibile intendere genericamente “una base sicura da cui un bambino o un adolescente possa partire per affacciarsi nel mondo esterno e a cui possa ritornare sapendo per certo che sarà il benvenuto, nutrito sul piano fisico ed emotivo, confortato se triste, rassicurato se spaventato” (Bowlby, 1988).
Ripartiamo, dunque, da questo concetto fondamentale: lo sviluppo cognitivo ed emotivo di un neonato è determinato tanto dall’interazione con la figura materna quanto da quella con la figura paterna.
I padri possono occuparsi dell’accudimento dei neonati tanto quanto le madri e l’interscambiabilità dei ruoli, se ben definita e condivisa prima del parto, può incidere positivamente sul benessere di entrambi i partner e della coppia, andando ad abbassare i livelli di stress e sovraccarico percepiti quando le incombenze gravano maggiormente su uno o sull’altro genitore.
Come può allora un padre valorizzare il proprio ruolo all’interno della relazione con il bambino, giocando una parte attiva nel suo sviluppo?
Costruire il rapporto papà-neonato
La costruzione del rapporto papà-neonato passa proprio per i primi contatti: i lineamenti del volto, l’odore della pelle e il suo tocco, la voce e le storie che già nella pancia si era abituato ad ascoltare, sono tutti elementi che concorrono alla creazione del legame tra padre e figlio.
Sono questi momenti legati alla quotidianità e all’assolvimento dei bisogni primari che permettono al neonato di costruire nella sua mente in formazione l’immagine del papà quale figura di riferimento presente e costante: questo lo farà sentire al sicuro tra le sue braccia tanto quanto avviene con la madre.
Nei primi mesi di vita, infatti, un bambino ha bisogno di sentirsi protetto come lo era nel grembo materno e di risperimentare gli stimoli che durante i 9 mesi sono diventati per lui familiari. Ha bisogno di contatto fisico e visivo, di ascoltare le voci dei suoi genitori e di avvertire il calore e la consolazione in braccio alla mamma o al papà.
È importante, dunque, che anche il papà si impegni a tranquillizzare il bimbo che piange, intrattenerlo e coccolarlo, cambiargli il pannolino, fargli il bagnetto e, laddove necessario o voluto, dargli il biberon.
In questo modo il bambino prenderà entrambi come punti di riferimento e ciò può avvenire solo se entrambi si prendono cura dei suoi bisogni, ciascuno con le proprie specificità, ovvero mettendo dentro la relazione ciò che di unico si possiede: il proprio temperamento, le proprie inclinazioni, capacità e desideri.
Spoiler: non è sempre facile accudire un neonato!
Non scopriamo certo l’acqua calda: prendersi cura di un neonato significa anche passare attraverso momenti faticosi. A volte il suo pianto sembrerà inconsolabile e senza fine; in altri casi la stanchezza fisica e mentale potranno rendere più arduo affrontare le sue necessità.
Ma non c’è niente di più normale: anche per le mamme è spesso difficile consolare il proprio bambino e guai a lasciarsi andare a pensieri negativi come “Ecco, lo sapevo: non sono un bravo genitore!”.
Si tratta solo di armarsi di pazienza, di ingegno e di concedersi il tempo che serve per prendere maggiore confidenza con i segnali del bambino, imparare a riconoscere i suoi bisogni e ottemperare alle sue richieste. Di conseguenza, più tempo un padre dedicherà ad accudire il figlio, a sintonizzarsi con i suoi sguardi, il tono della voce e tutte le sensazioni che i cinque sensi possono regalargli, più il percorso sarà scorrevole e piacevole.
Il contributo essenziale del padre
Sono tanti i modi in cui il padre può contribuire all’accudimento del figlio, alcuni dei quali possono essere specifici e diretti. Numerosi studi hanno ad esempio dimostrato che l’interazione tra papà e figlio caratterizzata da un costante contatto fisico, come può avvenire nelle coccole e nel gioco, può rendere il bambino maggiormente incline all’esplorazione, favorendo lo sviluppo della curiosità e l’interesse per le situazioni nuove.
Insostituibili saranno poi le routine paterne, ovvero i rituali tra papà e figlio a partire dai primi anni di età, inventati per portare a termine in modo collaborativo e piacevole le pratiche quotidiane (lavare i denti, vestirsi, fare colazione, ecc) o per condividere situazioni di svago e divertimento (come fare un determinato gioco insieme, mettere in atto una scenetta, leggere una storia o ascoltare e ballare alcune canzoni). I due saranno uniti da questi esclusivi rituali che rafforzeranno il loro legame e renderanno la figura paterna unica e speciale agli occhi del bambino: per realizzarli basterà un po’ di fantasia o il consiglio di un esperto!
Ma l’influenza del ruolo paterno sul benessere del neonato è anche indiretta: il supporto alla madre, sia esso emotivo o concreto, le permette di assolvere con maggiore serenità ai propri compiti, ma anche di ricreare una nuova ed efficace affinità di coppia. Condividere l’accudimento del bambino, infatti, permette ai partner di sperimentare una maggiore intimità e vicinanza, fisica ed affettiva: un fattore estremamente protettivo e che contribuisce a prevenire la possibilità di sviluppare disturbi d’ansia e dell’umore.
Parola d’ordine: consapevolezza
Un papà ed una mamma consapevoli e sereni trasmetteranno automaticamente questi vissuti al neonato, favorendo il suo sviluppo emotivo e cognitivo al meglio delle sue possibilità. Un circolo virtuoso, dunque, che pone il padre al centro dell’esperienza di genitorialità tanto quanto la madre.
Un papà conscio di dover affrontare tutte queste dinamiche può essere un papà più attento, più flessibile, più capace di sfruttare al meglio le proprie inclinazioni e potenzialità e maggiormente disposto a porre attenzione alle eventuali difficoltà che ogni cambiamento impone, per fronteggiarle in modo opportuno e vivere nel migliore dei modi questa nuova esperienza tanto entusiasmante quanto impegnativa.
D.ssa Federica Brindisino
Psicologa Clinica e Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale.
Presidente di Destina Ets e referente del progetto di supporto parentale “Genitori E Poi”
Bowlby, J. 1988. Una base sicura. Applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento. Raffaello Cortina Editore.
Foto credits: Tatiana Syrikova, Dominika Roseclay, Josh Willink, Nappy, William Fortunato.